domenica 6 luglio 2008

11.21
Scrivo molto, ma faccio fatica a prendere in mano la macchina fotografica. Oggi ho fatto giusto due scatti a Lana e Amy mentre si stavano preparando. Gli ho chiesto se gli faceva piacere se ogni tanto scattavo qualche foto, visto che mi interessa molto la fotografia e avrei voluto fare una sorta di diario fotografico di questi giorni. Entrambe erano entusiaste della proposta, Amy particolarmente, Lana un pò più timidamente, ma curiosa. Hanno entrambe 12 anni, e una cosa che mi colpisce è il loro modo di vivere il proprio corpo. Ieri sera hanno fatto un "doccia party", hanno indossato un costume da bagno e si sono chiuse in bagno, circondate di prodotti di ogni genere, lamette per le gambe (io non ricordo esattamente quando ho iniziato a depilarmi le gambe...ma credo non prima dei 17 anni...età in cui il mio corpo ha assunto una certa importanza per me). Quando sono entrata in bagno per farmi a mia volta una doccia c'era questo profumo generato dall'insieme di più odori, che non riesci bene a distinguere singolarmente.
Stamattina mentre mi preparavo il caffè Dan mi racconta della famiglai di Amy. Qui hanno tutti un economia media estremamente alta, la differenza è che c'è chi questa ricchezza l'ha guadagnata, e chi invece vive di rendita di fortune accumulate negli anni, o occasioni di passaggio che sono riusciti a cogliere. Il risultato è un insieme di profumi e colori dai toni estremamente pastello, un benessere superficiale che comporta un superamente degli stadi di necessità, fino a raggiongere il superfluo nei sui aspetti più estremi. Per me è facile abituarmi a tutto questo, con un piede mezzo fuori e mezzo dentro, vivo e osservo senza voler giudicare, ascolto.
Ci sono momenti in cui la macchina fotografica per me diventa un muro nei confronti del mondo. Altre un secondo occhio, un ponte. Dipende dalle situazioni. Qui sono in una posizione molto particolare, sono dentro ma sono anche fuori, ma vivo delle intimità e degli equilibri che tuttavia ancora non mi appartengono, e quindi la macchina fotografica la vedo ancora un pò come un'invadenza. Ho bisogno di conoscere queste persone, avere un rapporto con loro, perchè queste sono fotografie della loro intimità, di una vita privata che io personalmente non mi sento di "invadere" se prima non raggiungo certi contatti. E' forse una condizione sbagliata, dovrei forse essere più priofessionale...è una scelta personale. Ogni situazione ha un suo approccio credo, e ogniuno, al momento, deve essere in grado di sentire qual'è. E' una sorta di empatia necessaria, in ogni condizione, quando hai a che fare con realtà umane. Stò imparando anche a dare più valore ai vari scatti. C'è stato un momento, sopratutto con il digitale, in cui venivo presa da un'ansia ingestibile di scattare, ed era una condizione frustrantissima. Uno perchè praticamente mi concentravo solo sulla ricerca di quello che io avrei voluto trovare ( e non sempre corrisponde a quello che invece è) e secondo mi riempivo di una quantità di scatti tale, la maggior parte inutili, da sentirmi come sopraffatta. Ho bisogno di vivere questo tipo di fotografie.
Adoro la consistenza dell'acqua che c'è in questo posto. E' morbidissima. Lo sento sulla mia pelle, nei mie capelli.

2 commenti:

Sara Passeggini ha detto...

Donna, devo dirti due cose che colgo: la prima è che tra il non fotografare loro e il non fotografare molto in generale c'è una differenza. Non mi è chiaro se in generale ti sia difficile scattare, o solo la famiglia. Se è il secondo caso lo trovo rispettoso e naturale (la tua professionalità, lì, è altra.. e forse ti richiede proprio di non scattare tutto il tempo) se invece il caso è il primo vale la pena di farci una riflessione. Sono lieta che tu riscopra il valore degli scatti, per me è l'equivalente del cercare la parola giusta :)
Ti abbraccio forte forte mia marika,

tua Matri

ps: si scrive "ognuno"

Marika Bertoni ha detto...
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