martedì 29 luglio 2008

Miami Hallandale
29 luglio

-Scatola di spaghetti nella borsa, in totale contraddizone con la mia volontà di immedesimazione, ma il mio corpo abbisogna di neutralità. Non esiste una cucina americana, esistono gli Hamburgher, esiste la cucina afgana, cinese, tahilandese, Vietnamita, giapponese, haitiana, del Bangladesh, Sud Africana, Francese..e poi ancora gli Hamburger.
-Incontro Erik e i coinquilini peruviani esausta a SoBe e mi ritrovo a sfrecciare con una decappottabile blu sotto il cielo blu di Miami, vestita da spiaggia e con il sale e il vento nei capelli, ristorante Italiano, cena troppo costosa pur non avendola pagata, costosa perchè c'è chi pensa che con i soldi si possa comprare tutto. Delusione.
-Ho visto una stella cadente dal 23°piano.
-Ho sbagliato autobus e ho scoperto una zona di Miami che non avrei mai scoperto altrimenti.
-Ho sbagliato fermata, sono scesa a Downtown e mi sono dovuta fare in contromano tutta la MachArthur Causeway sotto il sole cocente delle una, due ore di cammino,scoprendo che la fotografia diventa una filosofia di vita, se non avessi avuto la macchina fotografica la mia reazione sarebbe stata forse diversa.
-L'oceano è caldissimo.
-La sabbia brucia.
-C'è una ragazza che mi assomiglia che fa lo stesso percorso a piedi lungo l'oceano-una ragazza mi ha chiesto "Ci siamo già viste mercoledì, che camminavi, no?"
-Adoro sentire la gente gridare in spagnolo per le strade
-Ho finalmente imparato ad usare l'aria condizionata

Oggi sono stata per la prima volta in una spiaggia di nudisti-Houlover Beach- Era un esperienza che mi ero promessa di fare. Non credo di essermi mai sentita così ... La spiaggia è isolata, non c'è il caos di Miami che mi ricordava troppo la Rimini Italiana...Sabbia bianca, oceano che sfuma dal bianco all'azzurro, e poi il cielo, il sole. Nuotare così, in una sorta di oasi..io imbevuta di sole ovunque. Non c'era molta gente, ma quelle poche persone mi hanno colpito per la loro naturalezza. Naturalezza nei gesti, nel modo di parlare nel muoversi. Ho conosciuto Ivo, un ragazzo sloveno, una sorta di fratellino, 17 anni con cui è stato piacevole chiacchierare per ore come fossimo vestiti, parlando di viaggi, fotografia, tempo... E' strano, perchè a volte credo di sentirmi più nuda seppur completamente vestita, che oggi, in cui c'era una sorta di equilibrio dolce tra me e la sabbia, l'acqua, il sole. Mi chiedo perchè la gente decida di andare lì al posto di una comune spiaggia. E' tra le poche in america in cui il nudismo è legale. Arrivi da una stradina che sbuca sulla strada, una striscia di terra chiara e poi il mare. Mi piacerebbe parlare con ogni singola persona e farmi raccontare qualcosa, perchè c'è una sorta di diversità in tutto questo ed è questa diversità che mi attrae.

venerdì 25 luglio 2008


Miami
1800 South Beach Ocean dr-Hallandale
26°piano-2605 appartamento-tower n°2

Arrivo a "casa". 26°piano di un complesso residenziale che da direttamente sull'oceano. Dalla vetrata che da sul balcone della sala lo vedo esterndersi all'infinito, lo sento...mi chiedo come è possibile essere proprio qui. Daniel mi chiama e mi chiede se va tutto bene, se ho bisogno di altro. Mi chiedo: perchè fa tutto questo per me? Questo posto è meraviglioso, io qui, sola ho tutto ciò di cui ho bisogno adesso: me stessa-null'altro-nessuno. Una stanza bianca, con un letto bianco, un arredamento ultra moderno-minimal-che è amato da quella parte di me che ama l'essenziale, l'eleganza, poi c'è l'altra che ama il vissuto, le case con una loro storia, un tavolo enorme di legno pieno di cose-dualismo che mi completa.
Il profumo dell'oceano è enebriante. Esco a cercare un negozio per comprare qualcosa da mangiare e la scelta è molto ristretta. 7 eleven dietro l'angolo, opto per una birra, dell'acqua, un insalata, del latte, dei biscotti, una salsa piccante e delle tortillas chips e del the.

Decido di uscire ma la strada è lunghissima, circondata lungo il suo perimetro da un residence dietro l'altro. L'autobus non ha l'orario delle fermate. Chiedo ad un ragazzo quanto dista Miami Beach e lui mi consiglia di non andarci da sola di notte, sopratutto in quella strada, che mi porterebbe in bici ma non ha la sella dietro. Lui è russo e mi chiede di dirgli qualcosa in Italiano..."Io sono di Firenze". Sorrido dentro di me per il fatto che da quando sono qui e la gente mi chiede dove vivo dica sempre "Firenze".
Torno verso "casa" per perlustrare la zona, domani cercherò il modo di andare a Miami beach.
Scopro, dopo essermi persa per cinque minuti tra le tre torri, vagando in su e in giù con un ascensore che scende troppo velocemente e sale altrettanto rapidamente, che le piscine stanno al 7°piano, la spa al 4°, poi ci sono le palestre nell'altro edificio: e l'oceano profuma sempre, si sente ovunque vai, mentre cammino sul perimetro di una piscina e penso che domani all'alba mi ci voglio buttare... nell'oceano che è lì. Ed io qui, a due passi.

Bolle l'acqua del the.

Penso all'ultima sera prima di partire.
E' come se con questo viaggio qualcuno mi avesse dato la possibilità di ricostruirmi, rafforzarmi, una forza che non sapevo dove trovare....e non posso non svegliarmi alla mattina che sia qui dinannzi all'oceano, o a New york in un ostello con Mary, o all'harvard club, o nella casa sul mare a Cape Cod e pensare che tutto ciò che stò trovando qui è me stessa, lontana e vicina al punto giusto. Sola nel giusto modo, con nuovi sguardi, nuove conversazioni che si riflettono in quelle che ho lasciato e che ho voglia di riprendere. Perchè è come se la mia vita fosse in affitto qui, e non è male, per camminare, scrivere, fotografare, pensare, chiacchierare con nuove parole, trovare nuovi punti di vista e rafforzarmi. Perchè sò cosa voglio, e un brivido mi percorre tutta. ma al di là di tutto sento che ci sono, che ci posso essere, e questo è fondamentale.

M.
New York-Miami-25/07/2008

Decollati. E' strano il tempo. Sono negli Stati Uniti da soli 24 giorni e mi sembra ne siano passati molti ma molti di più. Il mio tempo non coincide con quello degli orologi. C'è un abisso incalcolabile tra ciò che sento e ciò che serve a stabilire questo sentire. NY dall'alto. E' enorme. Il Central Park si estende proprio come un polmone verde che mantiene in vita l'elemento naturale di una città costruita che vive dei suoi artifici. Eppure c'è un buon legame tra arterie e pelle, tra sangue che scorre-come lo Hudson che la percorre- e i grattacieli che la rivestono. I bambini giocano sotto questi palazzi che sembrano toccare il cielo.
La gente cammina spesso con la sua bevanda Take-away tra le mani. inizialmente ho avuto qualche problema a bere e camminare contemporaneamente. Questa cultura take-away confermata. Dalla banca, ai caffè, una dinamica che facilita il tempo, lo ottimizza. E' una scelta che ti è concessa fare. Ho preso il mio "Could coffè" stamattina e mi sono seduta su una delle panchine che costeggiano la 44th str, all'intersezione con la 5th Avenue. New York è semplice: street da est a ovest. Avenue da nord a sud. Di fronte a me una porzione di strada era illuminata-dopo due notti di temporali costanti-e così ho scattato qualche fotografia alle ombre della gente che passava. E' come se di giorno la gente, anche sola, si muovesse sempre in due, ognuno con la propria ombra. Cerco di portare avanti il mio lavoro di tesi. Unknown ID è questo: viaggio di ricerca attraverso la realtà. Forse perchè sono una di quelle persone che per capire davvero le cose ha bisogno di viverle, come chi-come direbbe Murakami-ha bisogno di scriverle.
Ogni passo che faccio è una scoperta, di un luogo, ma anche di me stessa.
Mi piace questa combinazione tra geografia esteriore e geografia interiore, mi completa. Le metropoli accentuano queste combinazioni, nelleloro contraddizioni.
L'umanità dei piccoli gesti (um bambino che corre-una donna che si tiene la pancia-un ragazzo che sorride-spicca in questo microcosmo che vive di impulsi meccanici e digitali, fatto di luci, segnali, emblema di un "ecosistema" costruito per procedere sempre in avanti, essere in costante movimento, seguire l'andamento stesso delle cose-La terra gira sempre.

Penso a quando Klein parla di "sparo" nell'atto fotografico. E' come avere un arma tra le mani. Fissi una persona e colpisci. Cerchi di non essere invadente, ma ti accorgi che quella macchina lo è. Allora sorridi o chiedi permesso, lo fai di nascosto-perchè ti piace il suo sguardo, o il modo in qui quell'uomo tiene le mani, o semplicemente hai voglia di eternizzare quel flusso in continuo movimento. Le immagini sono mosse, io mi muovo, loro si muovono, io mi fermo, blocco il flusso dietro di me che subito riprende come un fiume in piena che incontra un masso, aggira l'ostacolo e procede, e tutto continua a muoversi. Ma è questa la NY di cui voglio parlare. Los Angeles. Lisbona. Dublino. Il mondo è in movimento. Io sono in movimento. Le mie emozioni. Emozionarsi significa muoversi, evolversi, crescere, non tornare mai allo stesso punto, anche se la via è la stessa. Mi piace guardare al mondo e persarlo così, sempre costantemente emozionato.
M.

mercoledì 23 luglio 2008

New York
23/7/2008

Mi sono trasferita dall'ostello all'Harvard Club. Ora sto facendo colazione in uno dei tanti Starbucks di NY. c'è un grande dislivello in questo passaggio. Ho bisogno di una doccia. Un letto comodo. Un pò di tranquillità.
Ieri sera sono uscita con Mari, la ragazza di Panama, siamo state a cena e poi al Rockfeller Center a cercare ognuno la propria bandiera. Ho chiacchierato con lei tutta la sera in inglese e la cosa mi da un'enorme soddisfazione. NY di notte è magica. Quel cielo color argento, sembra artificiale pure quello. Poi quei palazzi. Puoi fotografarli solo fissandoti su un particolare. New York la vivi per particolari. E' troppo grande. I tuoi occhi non la possono contenere tutta. Le tue mani la possono afferrare solo a porzioni. E poi tutta questa gente che si muove, sempre, attiva, ogni giorno. NY si sveglia, a volte sembra non dormire mai. La mattina mi alzo, scendo e ancora si muove.

(...)

Vedo gente che si muove, sorride, mi dice "How are you" senza attendere una risposta, gente che vive la propria quotidianità, sola, in compagnia, ognuna con il proprio microcosmo rivestito di ruoli. Questa geografia esteriore che a volte lascia intravedere una geografia molto più intima. Una storia. La cicatrice sulla gamba di Mari. I suoi occhi tristi quando parla di Panama. Dice che non vuole tornare. Dan che si lascia andare a confessioni sulle sue scelte. Una mano sulla pancia(...). E tutto attorno continua a muoversi. Sempre c'è qualcuno che urla per la strada. La mattina una commessa prepara il caffè. Il New York times è stampato e presente all'edicola.

Ho spesso l'idea e il desiderio che il mondo possa essere trasparente. Ma poi mi dico, se lo fosse che senso avrebbe fotografare? Non ci sarebbero le luci e quelle ombre marcate che amo tanto. La gente si muoverebbe senza lasciare una scia, con corpi trasparenti la luce ci trapasserebbe, rallentando, senza lasciare traccia. Allora dico "meglio così!". Semplicemente.

Ore: 11.08 pm.
Al Whitney Museum le polaroid di Mappeltorph. Non ho mai scattato una polaroid.
New York-Chinatown
22-07-2008
Cercavo un telefono ma per fortuna ho trovato Chinatown!

lunedì 21 luglio 2008


Centra
New York

-Profumo di incenso.
-Odore di fritto.
-Ostello giapponese
-Risveglio senza voce
-Compagna di stanza di Panama
-Tedesco che importuna
-Moma: i nudi di Weston mi hanno emozionato. E poi c'era Tina, Stieglitz, Rodcenko, Adams, Dorothea Lange, Streuli, Brend, Bernard e Hilla Becher (mi affascina pensarli insieme mentre fotografano...)...
-Giro in barca di Tre ore attorno a Manhattan (...). (...)
-Cena al messicano
-Pensieri, pensieri, km, avenue, west, est, i miei occhi si fermano sempre sulle stesse cose...su quello che davvero desidero. Intensamente.
-La mia voce va sempre più giù...

M.

"Ho realizzato tutto nella mia Vita, tranne l'amore. Sono riuscito in tutto, nella carriera, nello studio, nello sport..tranne che nel matrimonio. Ed ora ho paura. " Parole di Dan.

Una scheggia in più.

sabato 19 luglio 2008

UN AMORE FELICE

Un amore felice. È normale?
è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l’uno verso l’altro senza alcun merito,
i primi qualunque su un milione, ma convinti
che doveva andare così – in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo –
perché proprio su questi, e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò infrange i principi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po’,
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono – è un insulto.
In che lingua parlano – comprensibile all’apparenza.
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che s’inventano –
sembra un complotto contro l’umanità!

È difficile immaginare dove si finirebbe
Se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che cosa ci si ricorderebbe, a chi si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
Come di uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l’amore felice
Dica pure che in nessun luogo esiste l’amore felice.

Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.

Wislava Szymborska, Vista con granello di sabbia, Adelphi, Milano 1998, pp. 102-103.
Sono entrambi convinti che un sentimento improvviso li unì. È bella una tale certezza ma l’incertezza è più bella.
Non conoscendosi, credono che non sia mai successo nulla fra loro.Ma che ne pensano le case, le scale, i corridoi dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro se non ricordano –una volta un faccia a faccia in qualche porta girevole? uno « scusi » nella ressa? Un « ha sbagliato numero » nella cornetta?- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere che già da parecchio tempo, il caso gioca con loro.
Non ancora pronto del tutto a mutarsi per loro in destino, li avvicinava, li allontanava, gli tagliava la strada e soffocando una risata con un salto si scansava.
Vi furono segni, segnali, che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa o lo scorso martedì una fogliolina volò via da una spalla a un’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, forse già la palla tra i cespugli dell’infanzia?
Vi furono manigli e e campanelli su cui anzitempo un tocco si posava su un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno, subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti è solo un seguito e il libro degli eventi è sempre aperto a metà.

Grazie G.
Ti toglievi la fascia della vita, ti strappavi i sandali, gettavi in un angolo l'ampia gonna, era di cotone, mi sembra, e scioglievi il nodo che ti stringeva i capelli in una coda. Avevi la pelle d'oca e ridevi. Eravamo talmente vicini che non potevamo vederci, assorti entrambi in quel rito urgente, avvolti nel calore e nell'odore che emanavamo insieme. Mi aprivo il passo per le tue vie, le mie mani sulla tua vita protesa e le tue impazienti. Sfuggivi, mi percorrevi, mi scalavi, mi avvolgevi con le tue gambe invincibili, mi dicevi mille volte vieni con le labbra sulle mie. Nell'attimo estremo avevamo un bagliore di completa solitudine, ciascuno perduto nel proprio abisso rovente, ma subito risorgevamo al di là del fuoco per scoprirci abbracciati nel disordine dei guanciali, sotto la zanzariera bianca. Ti scostavo i capelli per guardarti negli occhi. Talvolta ti sedevi accanto a me con le gambe raccolte e il tuo scialle di seta su una spalla, nel silenzio della notte che iniziava appena. Così ti ricordo, in quiete.
[Isabel Allende, Eva Luna racconta, traduzione di Gianni Guadalupi, Feltrinelli]
Nuova prospettiva.
Sarà il profumo dell’erba sopra di me
E il colore del cielo sottostante
Voglio continuare a fare le capriole
Per non dimenticarmi che il mondo
ha una dimensione misteriosa nella quale mi posso rifugiare
Lontano dai ruoli e dalle necessità
Questo mondo capovolto non voglio dimenticarlo M.

Pensando alle corse con Max e alle nostre capriole, per guardare le cose diversamente, per un momento bambini.

venerdì 18 luglio 2008

Pensavo fossero i fuochi d'artificio, invece erano dei lampi.
Ha iniziato a piovere a dirotto, in questa casa vuota.

Io presa dalla febbre del digitale cerco di ricomporre in immagini i miei sentimenti. Unire ciò che ho visto con ciò che sento. Ora. Ieri. Non importa quando, sono sempre io.

Oggi mi sento particolarmente completa, ho unito la mia parte casalinga con la mia parte creativa..
M.
Giornata casalinga....

Il tempo di questa giornata se ne è andato tra lavatrici-(plurale), coda al supermercato, corsa quotidiana, lezione di italiano-Lana sta diventando bravissima e questo mi fa un immenso piacere-oggi mi ha scritto il primo bigliettino in italiano...

Mi accorgo di quanto Lana sia giovane dai suoi vestiti, quando li piego, sono così piccoli...e poi la guardo e si comporta come fosse una donna..c'è uan sorta di dicotomia in lei che a volte mi spiazza...a tratti bambina, a tratti donna, non c'è posto per una terza parte.

Mi sto dilettando a cucinare, ed è piacevole, dal momento che ho libero arbitrio su tutto, dalla spesa alla scelta del cibo...ed è una strana condizione, non più pensare solo a me stessa-come ero abituata a Firenze-ma a qualcun altro. Ed è dolce. Vedere i biscotti che sò che le piacciono e prenderli. Pensare di fare il budino per qualcuno...

Ieri sera per la prima volta si è avvicinata a me mentre finivo di guardare il film e mi ha confidato che non vuole tornare dalla madre. A volte sento di non sopportare i suoi atteggiamenti lunatici e un pò viziati, poi la guardo come bambina e mi rendo conto che tutto ciò non è che l'effetto..non la causa, di una situazione difficile di cui lei non ne ha grandi colpe...mi sento in una strana posizone, quasi fosse una sorta di sorellina minore da accudire...

M.
“L'amore è abbastanza grande da includere una frase letta in un libro, la linea di un collo visto e desiderato tra la folla, un viso amato e desiderato visto al finestrino di un metrò che sfreccia via. È grande abbastanza da includere un amore passato, un amore futuro, un film, un viaggio, la scena di un sogno, un'allucinazione, una visione”. (Anais Nin)

giovedì 17 luglio 2008

"... il corpo gracile bruciava nelle mani di K.; in un deliquio in cui K. cercava incessantemente ma invano di strapparsi, caddero a terra pochi passi più in là, urtarono con un colpo sordo la porta di Klamm e rimasero lì distesi fra piccole pozze di birra e altri rifiuti di cui il pavimento era coperto. Così passarono ore, ore di palpito comune e di comune respiro: ore durante le quali K. ebbe l'impressione costante di smarrirsi, o di essersi tanto addentrato in un paese straniero come nessun uomo prima di lui aveva mai osato, in una terra ignota dove l'aria stessa non aveva nessuno degli elementi della dell'aria nativa, dove pareva di soffocare tanto ci si sentiva estranei, e tuttavia non si poteva far altro in mezzo a quegli insani allettamenti che inoltrarsi ancora, continuare a smarrirsi".

Franz Kafka, Il castello, Milano, Mondadori, trad. di Anita Rho, p. 80

mercoledì 16 luglio 2008

Boston.

Perchè un blog? Perchè ho voglia di condivisione. Limpidezza. Per dire : è così! Sono così! Perchè non voglio e posso essere diversamente. Sò di aver ferito. Sò di essere stata ferita. Questo blog vorrei fosse un foglio trasparente su questo mio tempo, per non stare dopo troppo a raccontare cose di cui poi non ne troverei le parole adatte. Per non dimenticare. Per confermare. per sbagliare. Per pensare ed essere al contempo istintiva sulle mie riflessioni, in modo da poter ricevere una critica se necessario. Per dimostrare a chi ho ferito che non deve mai smettere di credere. Che spero di non essere stata l'ennesima conferma che tutte le donne sono delle stronze. Per dire limpidamente....è così...mi dispiace non ha senso...ma sono io...nella speranza che un giorno possa esserci un tempo per ritrovarsi....Per dire: non voglio mentire, non posso, non a te, non a me, per dire che ci sarò quando vorrai.

Boston luminosa.
Boston annoiata.
Boston spendacciona.
Boston arrabbiata.
Boston ubriaca di un buon vino italiano.
Boston affamata di un risotto all'arancia e al limone.
Boston che mi sussurra "Take a shower" al posto di "Make a shower"
He killed himself
Networking.
Dire "Ti amo" o "Ti voglio bene è uguale?"
Boston delusa.
Boston Buble the.

Questa sera ho visto le stelle per la prima volta da quando sono arrivata.

C'era un opossum fuori dalla casa.

Il mio primo opossum.

martedì 15 luglio 2008

ore 3.59 in Italia.
Il mio cuore è lì.

ore 21:59 in Massachusset.
Il mio corpo è qui.


Ho noleggiato "L'ultimo bacio" al Blockbuster di Mashpee.
Ho un buco nello stomaco. Un nodo alla gola. Quando qualcosa ti colpisce interiormente, ti spezza, ti brucia.

Vorrei nuotare in un lago adesso. Da sola. Sotto le stelle. Non vorrei altro. Nessuno. Vorrei trovare un tempo, un luogo, in cui il mio cuore e il mio corpo potessero essere di nuovo un'unica cosa.
Invece mi sdraierò nel letto. Sognerò. Domani mattina alle sei partirò per Boston. Vedrò altre cose. Farò altri pensieri. Incontrerò altre persone. E questa morsa sarà di nuovo leggera. E ci saranno ancora due tempi. Due luoghi. Anche quando tornerò a Firenze. L'orologio segnerà l'ora Italiana, ed io sarò ancora divisa.

Mi dispiace.....
cosa significa?

Nulla.

Immagino solo un mostro marino che si mangi il mio stomaco ora, la mia testa svuotata di tutto, il mio letto gelido ed una coperta di lana sopra, un libro vuoto, il mio corpo avvolto da una pellicola...affinchè possa esserci un senso.

M.
http://www.pepbonet.com
Ho sognato un lupo. Eravamo entrambi chiusi in un recinto in montagna. Inizialmente sento di avere paura, ma poi mi tranquillizzo. Lui mi si avvicina, e improvvisamente salta fuori dal recinto. Ed io lo seguo.

Ho deciso che lascerò i miei capelli essere come sono. Liberi.

lunedì 14 luglio 2008

Altra notte solitaria.
Il mio corpo è pieno di botte, sopra le ginocchia, dietro, sulle braccia...
Mi addormento con una dolce favola.
M.
Se muore lei, per me, tutta questa messa in scena del mondo che gira, possono anche smontarla, portarla via, schiodare tutto, arrotolare tutto il cielo e caricarlo su un camion col rimorchio, possiamo spengere questa luce bellissima del sole che mi piace tanto...ma tanto...lo sai perchè mi piace tanto?Perchè mi piace lei illuminata dalla luce del sole, tanto...portar via tutto questo tappeto, queste colonne, questo palazzo...la sabbia, il vento, le rane, i cocomeri maturi, la grandine, le sette del pomeriggio,maggio, giugno, luglio, il basilico, le api, il mare, le zucchine...le zucchine...(da La Tigre e la Neve)
(…) Mi piace quando nei racconti c’è un senso di minaccia. Credo che un po’ di minaccia sia una cosa che sta bene, in un racconto. Tanto per cominciare, fa bene alla circolazione. Ci deve essere della tensione, il senso che qualcosa sta per accadere, che certe cose si sono messe in moto e non si possono fermare, altrimenti, il più delle volte, la storia semplicemente non ci sarà. Quello che crea tensione in un racconto è, in parte, il modo con cui le parole vengono concretamente collegate per formare l’azione visibile della storia. Ma creano tensione anche le cose che vengono lasciate fuori, che sono implicite, il paesaggio che è appena sotto la tranquilla (ma a volte rotta e agitata) superficie del racconto.
Raymond Carver, Il mestiere di scrivere

Da una conversazione.

domenica 13 luglio 2008

Sera

Nostalgia. Prima o poi sarebbe dovuta arrivare. Forse ora che sono completamente da sola la sento più intensamente. Dan e Rhini sono tornati a Boston e Lana dorme da Amy. Qui in questa casa solo io e un'infinita stanchezza che mi riveste, come un vestito, la mente e il corpo. Oggi sono stata con Dan in barca a vela. Non era la giornata ideale a causa del fortissimo vento, ma personalmente il fatto che la mia prima volta fosse così intensa e "selvaggia" nel vero senso della parola mi è piaciuto. Acqua e sale ovunque, sul mio viso, tra i miei capelli, su ogni angolo del mio corpo, dentro gli occhi, la bocca...quel sapore intenso.

Ho un ricordo.
Altrettanto intenso.
Le lacrime hanno lo stesso sapore.

Il vento era intenso e più di una volta abbiamo rischiato di cadere in acqua, ma la sua forza era allo stesso tempo energia, forza fisica nel tentare di domarlo per mantenere in equilibrio la barca, forza fisica per direzionarla- ho guidato nel ritorno, quando il vento si era un pò placato-la forza dell'oceano che ti pervade ovunque. Ogni parte del mio corpo era in tensione. La concentrazione e la forza sono le due caratteristiche necessarie. La capacità di prevedere contemporaneamente tutta una serie di condizioni, dal vento, all'andamento dell'acqua, alle altre barche per non incrociarsi,all'inclinazione del corpo da tenere, oltre che alla prontezza di passare da un lato all'altro della braca in base alla situazione...sempre pronti ad ogni minimo cambiamento di vento che può far perdere totalmente equilibrio alla barca. Dan mi ha fatto notare come esperienze di questo tipo-di questo grado sopratutto-non possano che farti comprendere a pieno la forza del mare, del vento....e allo stesso tempo del proprio corpo in rapporto ad esso.

Oggi ho amato intensamente il mio corpo.

Stasera siamo stati a cena in una tipica locanda di mare. Tutto profuma di oceano e legno qui-persino la gente.

Domenica partirò per New York, andrò con Dan e Lana nel Connetticat a portare Lana dalla madre e io da lì raggiungerò New York. Dan ha insistito per regalarmi due giorni all'Harvard club Hotel di Mahnattan...Secondo lui è giusto che io viva ogni sfacettatura di New York, dalla più easy-ostello, autobus, ecc. a quella più inn.....Mi chiedo spesso perchè faccia tutto questo per me....Da New York poi raggiungerò Miami dove starò nel loro appartamento a Miami beach-oggi mi ha mostrato la zona-google map non ha più segreti per me-l'appartamento fa parte di una doppia costruzione di palazzi- Miami beach Tower-direttamente sul mare...

Nel silenzio di questa casa sento la nostalgia della mia Vita. Anche qui Vivo, anche qui ho dei legami, ma non sono scelti...ed io invece ho voglia di scegliere...credo sia ciò che più mi manchi qui, l'affetto che sta nelle piccole cose che si condividono...
Non amo dormire sola in un letto. E' sempre troppo grande, qualunque sia la misura. Amo la mia solitudine-riflessa-nella solitudine di qualcuno.

Il mio corpo brucia.

M.

sabato 12 luglio 2008

... The wounds are too deep, I need to keep the scars to prove there was a time When I loved something more than life
FELICITA' RAGGIUNTA
Eugenio Montale

"Felicità raggiunta, si cammina per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.
Se giungi sulle anime invase di tristezza e le schiari,
il tuo mattino e' dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case."

...il piacere deriva dalla fantasia non dalle cose che ci appartengono...

venerdì 11 luglio 2008

Sera.
La costanza di piccoli gesti quotidiani sta creando un equilibrio sano per il mio corpo e la mi testa. Il luogo sembra contenere in sè questa caratterisica, ovunque ci si volti la sensazione è quella di una straordinaria tranquillità. Dall'alba, quando sento dalla mia finestra gli uccelli cantare, agli scoiattoli che sfrecciano ovunque-oggi ne è entrato uno in casa-al profumo di legno.
In questi giorni Lana ha spesso voglia di stare a casa, allora mi adatto a lei cercando di non interferire troppo con i suoi di equilibri, pur allo stesso tempo scuotendola un pò quando la vedo troppo passiva. Allora cuciniamo insieme, facciamo la nostra lezione quotidiana, guardiamo un film alla sera, e contemporaneamente io porto avanti i miei di equilibri, mi alzo la mattina e mi preparo il caffè, lavoro alle mie fotografie, scrivo, vado a correre verso sera e mi lascio travolgere dallo stato sovrannaturale che mi avvolge quando, ad un certo punto, stremata dalla corsa mi lascio trascinare da tutte queste emozioni...

Mi sento lontana e vicina al punto giusto.

Penso al potere della sessualità. Come forma di conoscenza, di se stessi e degli altri. All'egoismo che si nasconde dietro al desiderio di dare, per il piacere di ricevere da questo. Il piacere infinito di dare.La trovo una cosa meravigliosa. La condivisione che diventa forma di conoscenza reciproca tra due persone che non smettono di essere tali, ma si riflettono l'uno dandosi e dando all'altro, nel desiderio di essere e sentirsi. Egoisti e altruisti al contempo. Uomini e bambini. E poi c'è la paura. La paura intelligente di sapere di trovarti davanti a qualcosa che potrebbe portarti lontano, sopratutto dalla forma in cui ci si ripara, quella che il mondo vuole da ogniuno..a nessuno tranquillizza l'idea di perdere totalmente l'equilibrio, eppure è un desiderio profondo. E si ha paura quando si tiene a qualcosa.

Io ho spesso paura.

E' arrivato il pacco di dvd che Daniel ci ha spedito, e il primo film che mi è capitato tra le mani è stato "Eclisse" di Antonioni...il primo della mia lista di film da vedere sull'incomunicabilità contemporanea...il tema dell'amore. Film pesantino pensato per una dodicenne ...è strano che Daniel ci abbia mandato questa tipologia di film, da Eclisse, a Mamma Roma di Pasolini, a Ladri di Biciclette fino al Conformista di Bertolucci....Ho optato per inziare con Eclisse-viziata dalla mia posizione-ma come previsto Lana è durata mezz'ora, e la capisco. Penso a me, se avessi visto un film di questo tipo a 12 anni...A volte mi pare che questa esperienza mi sia stata concessa, come un regalo, ed ho questa sensazione in molte piccole cose...Sono qui, ed ho la possibilità di vivermi lontana da pressioni che non avrei saputo affrontare ora, in un luogo e tempo che mi cullano mettendomi davanti a me stessa, ma non nella solitudine, in uno stato anche di responsabilità che mi da equilibrio. Essere in rapporto a qualcuno, ma pur sempre io.
Seduta sulla veranda, Lana guarda un film, io scrivo, dondolandoci su questa sedia, mentre lentamente arriva la notte.
Ho sempre avuto la sensazione che mi mancasse qualcosa. La sento ancora questa sensazione, ma è dolce, come se sentissi di volerla cercare, cercarla per poterla raggiungere e saperla vivere finalmente.
M

giovedì 10 luglio 2008

Forza impulsiva:Il carattere impulsivo di una forza è la caratteristica fondamentale degli urti: durante un urto, per esempio tra due biglie d'acciaio, le forze interne che governano l'interazione delle biglie sono sempre di molti ordini di grandezza più intense delle forze esterne, quali ad esempio la forza gravitazionale. Questa grande differenza di intensità permette di trascurare le forze esterne e considerare il sistema come se fosse isolato.

Forza motrice che mi spinge a correre sempre più lontano, anche quando il mio corpo è stremato, accelleri il battito del mio cuore, facendomi muovere al ritmo di queste emozioni, dai nuove intensità ai miei occhi che ti cercano in ogni cosa, calore al mio corpo che si surriscalda e si accende. Al di là dell'oceano. Persisti e ti inseguo. Un urto genera energia. Energia chimica. Energia fisica.Energia solare. Energia emotiva.
M.
La Falmouth Rd non ha più segreti. Ieri mi sono persa solo una volta sulla Phinney's Ln. Ora devo solo convincere Lana ad andare a Provincetowne. Stamattina mi sono concessa qualche ora in spiaggia, ma sembrava un autostrada superaffollata di insetti di ogni tipo. Pomeriggio ho portato Lana a fare shopping...
Ho trovato nuove strade in cui correre. Ieri sono arrivata fino alla Pinquickset cove circle....Sentire, di nuovo...(..)

mercoledì 9 luglio 2008

"Non siamo pazzi quando troviamo il sistema di salvarci. Siamo astuti come animali affamati. Non c'entra la pazzia. E' genio, quello. E' geometria. Perfezione. I desideri stavano strappandomi l'anima. Potevo viverli, ma non ci sono riuscito. Allora li ho incantati". Alessandro Baricco

martedì 8 luglio 2008

Cap Code-7-7-2008-sera

Sono troppo stanca per scrivere.
La difficoltà a volte sta più nel pensiero che nella pratica.
Stò iniziando a conoscere le strade, oggi siamo arrivate al porto senza alcun problema.
Dell'isola ho visto poco perchè Amy e Lana insistevano per andare dal parrucchiere (...)
Un'ora di traversata.
Un uomo si è sentito male sull'autobus ed è arrivata l'ambulanza.
Il mare mi ha riportato i miei pensieri sotto forma di onde.
Di fronte a me sulla nave c'era un bimbo dagli occhi come il mare. La madre lo teneva legato a sè. Emozione.

lunedì 7 luglio 2008

Cape Cod, 7 luglio 2008-sera

Non sò da dove inizare.
A volte vorrei che i miei occhi potessero registrare esattamente tutte le cose che vedo...non sarebbe importante quello che sento, risulterebbe troppo viziato dalla mia soggettività...uno sguardo oggettivo...Non può esserci sguardo oggettivo.
Prenderò spunto da Sara e inizerò a fare delle liste.
Liste di sensazioni. Liste di immagini. Liste di particolari. Liste di profumi. liste di emozioni. Liste di giudizi-non voglio giudicare, ma il mio cuore a volte reagisce.

1° giorno da sola, con la responsabilità di Lana e Amy, una macchina da guidare su strade in cui non riesco minimamente ad orientarmi, tra scaffali di supermercati che strabordano di tutto ciò che qualcuno non potrà mai avere del tutto bisogno, tra soldi facili tra le mani e sparsi per la casa-oggi ho lavato 20 dollari-ne ho ritrovati sparsi sotto il letto altri 15-ne ho spesi 80 per i piatti personalizzati-170 per la spesa che Lana e Amy hanno buttato nel carrello, ne ho altri 150 nel portafoglio sotto forma di biglietto d'entrata per andare a vedere le balene mercoledì, altri 200 credo sempre nel portafoglio per portare le ragazze all'isola domani...Ho quasi l'ansia come fossero i miei, quando poi vedo la casa di Amy e mi tranquillizzo pensando che devo mantenere il mio piede mezzzo fuori e mezzo dentro: è una follia! Devo essere imparziale. Non ci riesco. Ho accompagnato Amy a prendere le sue cose per la notte. Nella villa immensa-delle vacanze- in cui c'era solo la sorella- avrò contato almeno 5 televisori contemporaneamnte accesi, insieme ad almeno 4 stereo-sempre contemporaneamente-luci ovunque...Mi sento un'alieno, quando la prima cosa a cui penso è che è una follia, dovremmo evitare nel possibile lo spreco di energia e questa è una centrale....Ero in una delle grandi sale e mi sono venute le lacrime agli occhi...non posso non sentirmi fuori posto, faccio fatica ad essere imparziale. C'erano due cani per fortuna su cui ho riversato le mie emozioni sotto forma di coccole disperate...Non ha senso.
Siamo stati al negozio di piatti, che in realtà è un grande laboratorio dove ogniuno può scegliere il suo piatto e dipingerlo su luogo direttamente. L'ultima cosa di cui avevo bisogno era trovarmi davanti un piatto completamente bianco da dipingere. Credo di aver avuto una sorta di ansia da prestazione...-persa in una sorta di indecisione cronica sulla scelta del colore, cosa dipingere, come...Ero circondata da una moltitudine di bambini, ognuno coinvolto nella decorazione del suo piatto. Ho pensato che anchio vorrei coinvolgere i miei figli in questo tipo di attività-sarei rimasta volentieri a guardarli, invece mi sono dovuta rassegnare alla condizione frustrante di relazionarmi ad un piatto bianco fino a decidermi di coprirlo con una base arancione, su cui poi mi sono lanciata con una serie di decorazioni blu estremamente arzigogolate-psicologicamente interpretabili-concludendolo con una grande spirale celtica al centro. Alla fine ero esausta, mentalmente sopratutto.
Seconda parte: mega store. Non ho ricordi di essermi sentita così stordita la prima volta che sono stata negli Stati Uniti-seppur tuttavia la situazione fosse estremamente diversa- Ora è come se mi sentissi all'interno, ma guardassi da fuori. Io spingevo il carrello, lana e Amy lo riepivano con bevande colorate di ogni tipo, patatine, tortellini, sughi, caramelle, cereali................alla cassa automatica avremo riempito 9 borse- mi chiedo se il dottor del Vecchio sarà contento. Oggi ho iniziato a programmare anche il mio viaggio a New York, ho voglia di muovermi sui miei passi, liberarmi da questa realtà che non mi appartiene-finchè la vivo come esperienza posso trarne ogni beneficio senza lasciarmi soffocare da una sorta di claustrofobia...ma tutto questo deve avere una scadenza...New York per me sarà molto easy-viaggio con la Greyhound, ostello, caffè alla mattina, infinite camminate..ho voglia di questo...ho voglia di respirare....
Ci siamo trasferite dalla casa hippy alla casa grande perchè la stanza era cosparsa, sulla parete sopra i nostri letti, di ragni bianchi giganti. Ho dovuto recuperare tutto e portarlo nell'altra casa, questo coraggio che ti viene solo quando hai delle responsabilità, in un altra occasione mi sarebbe piaciuto fare la parte della piattola che si rifiutava di entrare in quella stanza. M.

domenica 6 luglio 2008

Cape Cod, 6 luglio, sera

Se riesco a portare Lana e Amy a vedere le balene riuscirò ad andare ovunque!
Stasera ho guidato per la prima volta la Jeep di Dan. Con il cambio automatico non c'è alcun problema, per le dimensioni forse potrei avere qualcosa da ridire....ma qui tutto è così grande che è bene io mi ci abitui al più presto. Siamo stati a cena a casa di alcuni amici di Dan...Non sò bene descrivere le mie sensazioni in rapporto ad una realtà così distante dalla mia, nella misura, nella sostanza, nell'apparenza...Mi adatto, sempre con il mio piede mezzo fuori e mezzo dentro, assorbo, guardo, vivo, cerco di relazionarmi a delle persone così vicine, ma a volte così lontane. Con Rhini mi trovo estremamente bene, credo sia un gran sostegno qui per me, e anche Dan, e il loro trattarmi al loro livello mi permette di vivere alcune situazioni come mai avrei pensato sarei stata in grado di vivere. C'era una bimba meravigliosa che giocava con il suo "magic mirror", la nonna che le cantava la prima canzone che a lei avevano insegnato, Dan che giocava a baseball con i ragazzi... Più mi allontano, più mi avvicino a quello che sento davvero...Ho voglia di essere, e mi piace potermi mettere alla prova fino in fondo, ora, essere quello che mai avrei potuto pensare sarei stata in grado di fare, affrontare le mie paure e lasciarmi diventare forte...Perchè ho voglia di essere quello che sento, finalmente, e questo tempo voglio lasciarmelo per confermarlo.

Dan ha tracciato il programma della settimana:
-Domani pomeriggio porterò Lana e Amy a farci fare rispettivamente tre piatti personalizzati, secondo la tradizione estiva della Famiglia del Vecchio: stasera ho guidato fino al negozio che dovrò raggiungere domani, per me è una follia ricordarmi la strada, ma questo vorrà dire rivalutare il mio rapporto con le cartine. Stò imparando ad usare la map di Google e sopratutto a distinguere le varie strade della zona. La rode 28 dovrebbe riportarmi sempre a Cotuit (-Cotuit è un tipico nome che deriva dalla tradizione nativa americana, così come tutte le parole che terminano con uit...)Chiunque mi conosca un pò capirebbe come per me tutto questo sia una follia: sono felice di dover essere folle. Saprò ritrovare quella strada!
-Martedì mattina escursione a Martha's Vinejard island-anche lì, ci si deve in qualche modo arrivare in jeep.
-Mercoledì: il programma diventa sempre più impegnativo, nel raggiungere la meta di partenza per l'avvistamento delle balene (While watching) a Barnstable- Seguire, all'incrocio con Main Street, la Phinneys Rd fino alla 6A , all'incrocio con la Millway...e dovremmo essere arrivate...
-Giovedì: e qui davvero è una follia, ma Dan sostiene che invece è fattibilissimo, io e Lana partiremo per Boston, dove venerdì mattina Lana, che vorrebbe a sua volta diventare chirurgo come il padre, vorrebbe assistere all'operazione di Breast lifting della mamma di Amy, quindi Dan mi ha mostrato un video di prova, per vedere il mio grado di sopportazione...non sono svenuta e questo ha stipulato il mio lasciapassare alla sala operatoria venerdì...Non sò davvero se il mio stomaco sia pronto a tanto, ma voglio provarci, se sarò arrivata a Boston potrò fare anche quello....
Ogni persona che incontro e a cui mi presento, spiegando il motivo del mio soggiorno qui dicono "Oh, really? It's a good thing for you!"....Le mie responsabilità stanno aumentando, non credo di essermi mai sentita tanto responsabile di qualcosa e di qualcuno, non stò spendendo un euro da quando sono partita dall'Italia, Dan sta provvedendo a tutto...ed io non posso che chiedermi a volte se davvero questa non sia una gran fortuna..anche se mi spaventa immensamente...ma forse anche questo è un modo per ricostruirmi.
11.21
Scrivo molto, ma faccio fatica a prendere in mano la macchina fotografica. Oggi ho fatto giusto due scatti a Lana e Amy mentre si stavano preparando. Gli ho chiesto se gli faceva piacere se ogni tanto scattavo qualche foto, visto che mi interessa molto la fotografia e avrei voluto fare una sorta di diario fotografico di questi giorni. Entrambe erano entusiaste della proposta, Amy particolarmente, Lana un pò più timidamente, ma curiosa. Hanno entrambe 12 anni, e una cosa che mi colpisce è il loro modo di vivere il proprio corpo. Ieri sera hanno fatto un "doccia party", hanno indossato un costume da bagno e si sono chiuse in bagno, circondate di prodotti di ogni genere, lamette per le gambe (io non ricordo esattamente quando ho iniziato a depilarmi le gambe...ma credo non prima dei 17 anni...età in cui il mio corpo ha assunto una certa importanza per me). Quando sono entrata in bagno per farmi a mia volta una doccia c'era questo profumo generato dall'insieme di più odori, che non riesci bene a distinguere singolarmente.
Stamattina mentre mi preparavo il caffè Dan mi racconta della famiglai di Amy. Qui hanno tutti un economia media estremamente alta, la differenza è che c'è chi questa ricchezza l'ha guadagnata, e chi invece vive di rendita di fortune accumulate negli anni, o occasioni di passaggio che sono riusciti a cogliere. Il risultato è un insieme di profumi e colori dai toni estremamente pastello, un benessere superficiale che comporta un superamente degli stadi di necessità, fino a raggiongere il superfluo nei sui aspetti più estremi. Per me è facile abituarmi a tutto questo, con un piede mezzo fuori e mezzo dentro, vivo e osservo senza voler giudicare, ascolto.
Ci sono momenti in cui la macchina fotografica per me diventa un muro nei confronti del mondo. Altre un secondo occhio, un ponte. Dipende dalle situazioni. Qui sono in una posizione molto particolare, sono dentro ma sono anche fuori, ma vivo delle intimità e degli equilibri che tuttavia ancora non mi appartengono, e quindi la macchina fotografica la vedo ancora un pò come un'invadenza. Ho bisogno di conoscere queste persone, avere un rapporto con loro, perchè queste sono fotografie della loro intimità, di una vita privata che io personalmente non mi sento di "invadere" se prima non raggiungo certi contatti. E' forse una condizione sbagliata, dovrei forse essere più priofessionale...è una scelta personale. Ogni situazione ha un suo approccio credo, e ogniuno, al momento, deve essere in grado di sentire qual'è. E' una sorta di empatia necessaria, in ogni condizione, quando hai a che fare con realtà umane. Stò imparando anche a dare più valore ai vari scatti. C'è stato un momento, sopratutto con il digitale, in cui venivo presa da un'ansia ingestibile di scattare, ed era una condizione frustrantissima. Uno perchè praticamente mi concentravo solo sulla ricerca di quello che io avrei voluto trovare ( e non sempre corrisponde a quello che invece è) e secondo mi riempivo di una quantità di scatti tale, la maggior parte inutili, da sentirmi come sopraffatta. Ho bisogno di vivere questo tipo di fotografie.
Adoro la consistenza dell'acqua che c'è in questo posto. E' morbidissima. Lo sento sulla mia pelle, nei mie capelli.

6 luglio 2008

Cape Cod, 6 luglio, mattina

"Ogni lingua è lo specchio della sua gente"

sabato 5 luglio 2008

Cape Cod, 5 luglio, sera

"Sai di cosa ho più paura? Di stancare troppo i miei occhi. La mia testa. Il mio cuore"
"...continuare ad avere nuovi occhi, ma mantenere una costanza, la speranza.."
"...IL desiderio è un bisogno.."
"Sai, le persone a volte necessitano di rimuovere certe emozioni.."
"...ci sono moltissimi livelli di sfumature dell'amore.."
"...non è semplice, perchè credo che fondamentalmente la donna sia diversa dall'uomo e cerchi sempre qualcosa di più profondo e di meno materiale in un rapporto".

Emozioni. Vicine. Lontane. Carnali. Virtuali. Desideri. Bisogni. Rimozioni.

Se dovessi dare un nome al capitolo di un libro probabilmente ultilizzerei queste parole.
Frammenti di conversazione. Frammenti di emozioni. Questa terra è costantemente imbevuta dell'acqua che non da segno di volersi fermare. La vuole alimentare.

(Lana e Emy si mettono in costume per farsi una doccia insieme. I loro corpi sono così sottili e privi di tracce. Cena silenziosa. Io e Rihni-ho sbagliato a scrivere fino adesso, non si chiama Herini, abbiamo chiacchierato anche stasera, mi ha mostrato come si usa la lavatrice, l'asciugatrice-siamo in due qui, ma è formato famiglia allargata- la cena è stata ottima, Lana ha preparato un piccolo cake squisito, Dan è malato e non si alza dal divano-Io gli dico che è lo stress-lui mi guarda e conferma...E' una situazione difficile. Rhini ha spesso bisogno di parlare, e a me fa piacere poter essere sua amica).

Oggi ho provato una scarica elettrica sul mio corpo e nella mia testa. La pioggia è come se avesse lavato anche il mio corpo, la mia testa, vedo molte cose molto più chiaramente. Vorrei poter comporre un numero di telefono e confrontrami su questo. Vorrei scrivere un'altra email tra le mille spedite, ma ho deciso che non lo voglio più fare, non ora, voglio lasciare che questo tempo mi porti a leggere tutto con altri occhi. Non voglio perdere quelle emozioni e vorrei mantenerle come tali. Ho bisogno di emozionarmi e continuare a farlo. Emozionare. La parola emozione deriva dal termine movimento. Necessità. E' una sfumatura a cui ancora non sò definirne i limiti...e non credo di volerlo fare, ho solo bisogno di ritrovare il mio equilibrio...Poi sarò pronta.

(Giornata strana oggi. La lezione è stata più dura del previsto. Un ora e mezza per insegnare a Lana e Emy a coniugare le varie forme verbali: are-ere- ire. Mangiare-vendere-partire. Dan mi ha procurato anche una lavagna e quindi il mio ego si è pompato di facoltà che non mi appartengono, visto che l'italiano è l'ultima cosa che potrei davvero insegnare. Ma è bello vedere che imparano, a pronunciare "tu" senza dire "tscu", o vederle imparare a scrivere "Io mangio" quando prima si autodefinivano un mango: Io mango. Lana è molto sveglia, Emy un pò meno, ma è molto dolce, nascosta dietro al trucco nero e i capelli ossigenati, nei suoi 12 anni è percepibile ancora la sua vena di bambina).

Vorrei concedermi un desiderio. Continuare a poter giocare.
M.

Cape Cod, 5 luglio mattina

Il cielo è nuvoloso, si aspetta l'arrivo della pioggia. I rumori sono più accentuati, gli uccelli che cantano, il mare, e anche il profumo è più intenso. Stanotte ho fatto uno strano sogno. Non è la distanza che cancella alcune tracce. Stamattina Herine mi ha fatto fare un tour in macchina della penisola, mostrandomi la spiaggia e il supermercato, in mezz'ora a piedi dovrei arrivare, la passeggiata è molto piacevole, mi ricorda fortemente la Finlandia, anche lì dovevo camminare una mezz'oretta tra alberi e casette in legno per raggiungere qualche negozio. Da lunedì sarò qui solo con Lana, quindi credo che avrò bisogno ogni tanto di andarci. Dan pensava di lasciarmi la sua Jeep, in quel caso potrei pure spingermi ancora più in là, lo spazio è vasto, a piedi o in bici non arriverei molto lontano. Inizio a sentire fame. Qui la consuetudine è di fare un pasto al giorno, e mi ci sto abituando, al massimo qualche spuntino durante la giornata. Mi sento meglio anche fisicamente, nell'essenzialità. Da lunedì credo sarò io a dovermi mettere a cucinare, credo mi piacerà fare la spesa tra scaffali sconosciuti alla ricerca di qualcosa da assemblare...e che risulti commestibile sopratutto! Stò finendo l'unico libro che mi ero portata.....forse in questo modo sarò costretta a mettermi a leggere qualcosa in inglese...La situazione tra Sharon e HErine va peggiorando...

venerdì 4 luglio 2008

sera

Cape Cod-4 luglio 2008
Sera.

Doveva esserci una grande cena, grandi preparativi, spesa famigliare, grandi pulizie. Alla fine ci siamo ritrovati in otto, io, Herine, Dan, Lana, Sharon, e i genitori di Dan. Lunghi silenzi. Sharon sempre nervosa. Lana particolarmente silenziosa. Dan provato dalla serata. Gli invitati che a causa della figlia, Amy non si sono presentati…Strana serata. Ho parlato moltissimo con Herine, è molto carina, ci stiamo insegnando a vicenda, rispettivamente l’italiano e l’inglese. I genitori di Dan mi hanno invitato da loro. Stò estendendo le mie possibilità nel mio progetto di viaggio. Mi sento aperta alle cose, una sorta di spugna.
Laviamo i piatti io e Herine e intanto chiacchieriamo. Sharon esce di casa con il muso e sbattendo la porta. Lana sparisce. Dan non si alza dal divano. Torno nella mia casetta e Sharon mi raggiunge e inizi a dirmi che Herine la odia e ha rovinato la sua famiglia. Herine è la ragazza di Dan. Io la ascolto e le dico che non credo che Herine la odia, e lei mi risponde che io non so niente. In effetti io sono solo un estranea che guarda da fuori, una realtà così apparentemente luminosa, le fotografie felici sparse sul tavolo, le pareti tappezzate di ricordi, che tuttavia non hanno nulla a che vedere con il presente. Inizio a comprendere la lingua e gli umori, gli andamenti di un’intimità che non mi appartiene, e forse per questo riesco a percepirla oggettivamente…Non c’è nulla di pastello, anche in tutto questa illusoria bellezza.
Qui la gente parla molto, è estremamente aperta, parla facilmente anche degli altri. Non sempre bene. Perdo qualche parola nei discorsi, ma vivo le sensazioni, come un linguaggio silenzioso che mi fa andare oltre, ascoltare gli atteggiamenti, i movimenti…Penso alla mia famiglia. M.

Secondo giorno

Cape Cod-4 luglio 2008-Independence Day
C'è festa ovunque. Alle undici è iniziata la parade, tra donne, uomini e bambini che sfilavano lanciando caramelle per le strade. Ho conosciuto molte persone, qui sembrano essere una grande famiglia, tutti conoscono tutti, io sono la "nanny" che insegna italiano a Lana. Oggi la prima lezione, le mie prime "tre studentesse"-Lana, Emy e Olivia. Sono partita con il verbo To Be- in mezz'ora sapevano formulare la frase "Io sono a casa" in tutte le persone. L'insegnamento ritorna spesso nella mia vita, e credo che mi potrebbe piacere l'idea di consolidarlo..non certo nell'inglese-ma perchè no, qualche corso di fotografia da proporre come progetto all'interno delle scuole...Ai bambini. Credo sia fondamentale oggi, in Italia sopratutto, permettere alla fotografia e alle arti visuali in genere di aprirsi nuove strade a partire dall'asilo stesso...Imparare a "guardare" "vedere"... Ho tempo da dedicare allos tudio qui, mi sto concentrando sull'inglese, parlarlo e studiarlo sono le priorità che mi sono posta, oltre a portare avanti il discorso tesi e fotografico, ma credo che a quello mi dedicherò nelle due settimane libere, in cui pensavo di andare almeno una settimana a New York. Herine mi ha proposto qualche giorno a Cambrige, vicino a Boston, secondo lei potrebbe piacermi, e così avrei modo di vedere più posti possibili. Cape Cod sarà il punto di partenza e d'arrivo, tempo da vivere dall'interno, tempo in cui mi confermo e allontano da ciò che nell'ultimo anno mi ha messo fortemente alla prova, tempo che mi prepara, lasciandomi vivere al nuovo, al ritorno, per essere semplicemente più forte, e guardare le cose da altri punti di vista. E' anche un modo per confermare un sentimento o vederlo allontanarsi. Il mio cuore batte ancora, il mio corpo è ancora caldo, solo io ne sono più consapevole, sopratutto in rispetto a me stessa. SOno le 0.00 in Italia- 6 pm. in Massachusset.

Primo giorno

Cape Cod-3 luglio 2008
Una realtà che non mi appartiene, un’intimità sconosciuta, che porta tracce di situazioni,affetti che non sono i miei, ed io inevitabilmente mi ritrovo a cercarli dentro di me, sempre, quando viaggio da sola, viaggio per ritornare….Per ritrovarmi, per trovarmi sempre più giorno dopo giorno, sulla base dei mie limiti e delle mie forze, è una costante autoanalisi di me stessa, in funzione di un unico desiderio: la condivisione. E il mondo diventa uno specchio in cui mi guardo, con cui mi confronto, apro i miei occhi a nuove realtà che non passano più solo attraverso la mia testa, i miei sogni, le mie aspirazioni, ma soprattutto attraverso la mia pelle. Il mio corpo diventa l’elemento attraverso cui mi confronto. E’ contatto.
Murakami, nell’opera “la fine del mondo e il paese delle meraviglie” parla dell’ombra come qualcosa di indispensabile-il cuore- una visione emotiva delle cose, lo sguardo che sente il mondo, con le sue aberrazioni e contraddizioni.